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Se il gestore vince sempre

di Isabella Della Valle e Federica Pezzatti

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25 ottobre 2008

Il gestore perde il 40%? Si premia lo stesso e, a fine anno, potrebbe incassare anche le commissioni di incentivo. Questa paradossale situazione riguarda ben 66 fondi comuni italiani che hanno recentemente introdotto un nuovo meccanismo di prelievo di incentivo che consente di incassare il premio anche quando la performance del proprio fondo è stata negativa. Oltre il danno, insomma, c'è la beffa. A scegliere di prelevare le commissioni di incentivo anche quando il fondo è in perdita, purchè il gestore realizzi un risultato migliore del benchmark, sono Banca Generali e Alleanza fondi, Ubi Pramerica, Nextam e Abn Amro. E da quanto risulta a Il Sole-24 Ore la stessa via sarà percorsa anche da altri. Epsilon Sgr, una delle società meno care sul mercato, ha da poco avuto il via libera a prelevare da gennaio la commissione di incentivo anche in caso di variazione negativa del valore della quota dei quattro prodotti che la prevedono (in precedenza era calcolata solo in presenza di un incremento del Nav).
L'industria del risparmio gestito, che da tempo si arrovella per trovare una soluzione che risollevi le sorti del sistema (dalle cui casse sono usciti 92 miliardi solo nel 2008), potrebbe cominciare a pensare di tagliare questi costi, che penalizzano soprattutto quei risparmiatori che ancora non hanno riscattato le proprie quote, nonostante le perdite subite.
Da un confronto con il benchmark condotto da Il Sole-24 Ore sui 66 fondi in questione risulta che, per esempio, fermando la situazione al 21 ottobre il fondo Generali America che ha registrato una perdita annuale del 21% battendo dello 0,39% il rispettivo benchmark sarebbe in grado di incassare il 25% della differenza tra la variazione del valore della quota e la corrispondente variazione dell'indice di riferimento. Lo stesso allo stato attuale potrebbe accadere anche ad un'altra decina di fondi che, pur avendo archiviato un pesante passivo, sono in grado di incassare le fee di incentivo.
A chi si chiede come mai ci sia questa possibilità – non contemplata neppure nel settore dei fondi hedge dove è stato introdotto il meccanismo dell'high watermark – va fatto presente che in realtà la situazione paradossale è frutto di una modifica regolamentare introdotta dalla Banca d'Italia nel 2005. In quella data l'istituto che sorveglia sui prospetti dei fondi ha imposto quattro modalità di prelievo degli incentivi molto ferree (vedere glossario a fianco) che in effetti ha causato una migrazione verso Paesi meno regolamentati. Tra le conseguenze del nuovo regolamento, che ha sostituito il precedente del 2001, è riemersa però la possibilità di prelievo anche se il fondo è in perdita: cancellata proprio dalla Banca d'Italia nella precedente normativa datata 2001 e sostituita da quella del 14 aprile 2005. Hanno seguito il consiglio più virtuoso dato a suo tempo dalla Banca d'Italia (prelevare le commissioni di incentivo sulla posizione del singolo partecipante al momento del riscatto della quota a valere sul rendimento del proprio investimento) solo due piccole Sgr: Soprarno e GestiRe, una goccia nel mare dei fondi (gestiscono complessivamente 209 milioni).
Naturalmente non bisogna guardare solo alle commissioni di incentivo, ma anche al Ter (total expense ratio che raggruppa tutti i costi tranne quelli di sottoscrizione). Gli oneri a carico dei sottoscrittori sono soprattutto quelli di gestione e quelli fissi di amministrazione (pubblicazione prospetti e valori delle quote e così via) che su fondi con patrimoni più ridotti a causa dei pesanti riscatti e della crisi dei mercati, incideranno in misura massiccia sui Ter che verranno diffusi il prossimo febbraio dalle Sgr, che nel 2007 erano in media dell'1,37%.
L'unica e amara consolazione è che saranno in pochi a prelevare la commissione di incentivo: solo il 15% dei fondi in questione attualmente batte il benchmark.




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